I am entering the American sector

Stai per entrare nel settore americano. È proibito portare armi fuori servizio. OBBEDISCI ALLE REGOLE DEL TRAFFICO.

Stai per entrare nel settore americano. È proibito portare armi fuori servizio.
OBBEDISCI ALLE REGOLE DEL TRAFFICO.

Non capita spesso di avere l’occasione di riavviare la propria vita come se fosse un computer. Mi sto accorgendo piano piano che più si va avanti e più questo diventa difficile.

È ormai più di un anno che vivo a Monaco di Baviera e sarà la terza volta in cinque anni che mi trasferisco in un’altra città. Curiosamente, nel 2009 sono arrivato a Ferrara da Foggia spostandomi a Nord di circa 600 Km. Nel Maggio 2013 sono andato a Monaco, poco meno di 600 Km a Nord di Ferrara, mentre invece adesso mi sposterò a Berlino. Indovinate un po’ di quanti chilometri ed in quale direzione. Di questo passo arriverò a Capo Nord in pochi mesi! Non è sempre facile, tuttavia, ricominciare da zero. Non conoscevo nessuno a Ferrara, né tantomeno a Monaco. Sono arrivato in queste città di notte, sempre e solo con una valigia in mano e l’indirizzo di un ostello. A Berlino la situazione da questo punto di vista dovrebbe essere migliore, ma solo perché vado lì con un lavoro già in tasca.

Un lavoro. Ascoltando le news che arrivano dall’Italia mi sento molto fortunato: avrò l’opportunità di iniziare una carriera in un settore che mi entusiasma da sempre come quello videoludico. Un’opportunità troppo grande per poter essere abbandonata. Per cosa poi? Continuare a lavorare a Monaco e stare comunque all’estero? Sticazzi. Valigia, furgoncino e via. A dir la verità, un po’ odio definire una “fortuna” il trovare lavoro. Associo questa cosa alla mentalità prettamente italiana di ricevere un piacere nel caso in cui un datore di lavoro ci abbia offerto un contratto. Basta, basta, basta. Il lavoro si contratta alla pari.

A 25 anni dalla caduta del muro, Berlino sarà un’ottima occasione di iniziare ad abbattere il personalissimo muro pinkfloydiano che ho iniziato mio malgrado a costruire dopo alcune delusioni qui a Monaco, brick after brick. Un errore che riconosco è quello di non aver fatto alcuno sforzo per riprendere il tedesco. Qualcosa su cui mi sono intestardito senza motivo perché comunque non credevo potessi rimanere in mezzo ai barbari per così tanto tempo. E invece…

Guardando avanti, Berlino è il cuore pulsante d’Europa. Una città ferita e ricucita che non ha mai perso la sua identità unitaria. Forse mi sono abituato un po’ troppo alla perfezione di Monaco, dove tutto è pulito e ogni tanto puoi vedere unicorni attraversare la strada e gente che vomita arcobaleni nelle Festzelt. D’altro canto non ho mai vissuto in una grande capitale, così metropolitana e multietnica. Foggia è un ghetto, penso a Ferrara sempre con nostalgia e Monaco per me sarà sempre bel posto in cui stare (specie verso fine settembre).

Tutto il pacchetto sembra una bella sfida. Nuova città, nuovo lavoro, nuovi amici, nuovo ambiente. Il modo perfetto di ricominciare, adesso che ne sono ancora in grado e ne ho voglia.

CTRL+ALT+CANC. Reboot.

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Romanplatz

Linie 16 Richtung Romanplatz

Photo: Rob Faulkner (Flickr)

È più di un anno che prendo questo tram, il numero 16, in direzione “Romanplatz”. Sempre lo stesso tram, ogni giorno verso il centro di Monaco. La maggior parte delle volte lo uso per andare a lavoro. L’unica destinazione per cui non ho bisogno del tram numero 16 è l’aeroporto, lì dove il mondo si apre e tutto diventa più vicino. Forse è anche per questo che un po’ lo odio.

Mi porta, invece, verso una città opulenta e festaiola: la mia nemesi. La comodità mi ammazza e questo tram la aiuta.

Ogni giorno sopporto con insofferenza la vocina elettronica che annuncia il nome della prossima fermata. Appena fermi, si aprono le porte e la stessa vocina annuncia all’infinito: “Linea 16, direzione Romanplatz”.

Romanplatz. L’altro capolinea, all’esatto opposto rispetto a quello vicino casa mia. In linea d’aria la distanza tra i due punti è di pochi chilometri ma per percorrere tutta la linea ci vogliono almeno tre quarti d’ora. Non ho mai avuto motivo di andare lì. Ogni giorno nella mia mente cerco di immaginare come sia Romanplatz. È un po stupido, in realtà. Ma il fatto che sia una sorta di “oscuro opposto”, ancora da esplorare, mi incuriosisce.

Non posso più aspettare. Stasera vado a Romanplatz.

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Consigli per la lettura: Anna Leone

Qui a Monaco ho avuto il piacere di conoscere Anna Leone, originaria di Catanzaro e trapiantata anche lei da tempo in Baviera, dove lavora come traduttrice e insegnante.

Simpatica e solare, una delle sue passioni è la scrittura. Il suo primo libro “Alba e tramonto spesso non si distinguono bene – ritratti di assenze” è una raccolta di brevi racconti e riflessioni della scrittrice. Nonostante la recente pubblicazione, l’opera di Anna Leone ha una storia più complicata: il libro è stato scritto durante gli anni del liceo su una macchina da scrivere, ma poi messo in un cassetto per dieci anni. Invecchiato come un buon vino in una botte di rovere, Anna ha ripreso il suo “bambino” dopo tanto tempo ed ha trovato un editore disposto a darle fiducia.

Il risultato è un libro che si fa leggere con piacere, pieno di quella introspezione leggera nelle parole ma intensa nel significato che è spesso tipica di una scrittura femminile. Nel caso in cui foste interessati, è possibile acquistarne una copia su Amazon seguendo questo link.

Per coloro che non temono le sfide di una lettura nella lingua di Albione, segnalo anche questo breve racconto in formato ebook: link.

Spero di poter ricambiare presto il piacere di una buona lettura consegnando ad Anna una copia di “Peregrino”, una volta terminata (quando?) la sua scrittura.

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Eurojam 2014 – Le impressioni di un capo

La cerimonia di apertura. Fonte: eurojam.eu

Anche questa avventura è giunta al termine.

L’Eurojam 2014, dove più di 12.000 scout e guide provenienti da tutto il Vecchio Mondo si sono incontrati in Normandia, appartiene ormai agli annali della Federazione dello Scoutismo Europeo (FSE) e ai cuori dei suoi partecipanti.

A cento anni dallo scoppio della Grande Guerra, abbiamo fornito al mondo una fortissima testimonianza di fratellanza e pace tra i popoli, pur non nascondendo gli inevitabili screzi culturali che hanno caratterizzato il nostro continente per millenni. Italiani e francesi, ucraini e russi, tedeschi e tutti gli altri: lo sforzo di fratellanza è andato oltre le innumerevoli storie di sangue e divisioni che ci sono state tra di noi.

Mi metto in prima fila tra chi ha criticato spesso e ad alta voce il misto di arroganza e noncuranza dell’organizzazione francese nei confronti del numerosissimo contingente italiano. Sfido qualunque dei miei compatrioti a contraddirmi, soprattutto per quanto riguarda il razionamento alimentare e la mancanza di comunicazione. Nonostante questo, si è cercato sempre di guardare avanti, di andare oltre, di evitare di dare un’occhiata alla bandiera indossata sull’uniforme prima di farsi un giudizio sulla persona che si ha davanti. Non è stato facile, ma questo è uno dei grandissimi punti di forza (e di speranza) di ogni Eurojam.

Gli italiani, inoltre, sono ancora maestri nel dividersi a vicenda. Come scrisse Mameli:

Noi fummo da secoli calpesti, derisi
perché non siam popolo,
perché siam divisi.

C’è ancora uno zoccolo duro, presente soprattutto in alcune regioni, che resiste strenuamente alla creazione di un’unica identità italiana. Lo scoutismo è uno spaccato della società civile. Ciò che accade al campo, accade ogni giorno a diversi livelli, dallo scambio di battute per strada  con un estraneo fino alle nostre vetuste aule parlamentari.

Personalmente, questo Eurojam è stata un’esperienza molto forte, caratterizzata da quella sensazione di “chiusura del cerchio” che era nata alla fine dello scorso Eurojam, effettuato nel 2003 a Zelazko (Polonia). Come ho spiegato al mio riparto durante l’ultimo fuoco di questo campo: qualcuno ha portato me in Polonia da esploratore, soltanto dodicenne, e così io, a distanza di undici anni, ho portato loro in Francia da Aiuto Capo Riparto a vivere la stessa esperienza. Il mio augurio è che tra questi ragazzi ci possa essere il futuro capo che porti il riparto “Fenice” del Foggia 1 al prossimo Eurojam nel 2024.

A causa del mio carattere, ho cercato di creare il maggior “scompiglio” possibile all’interno degli avrebbero-dovuto-essere-organizzatissimi piani dell’Eurojam. L’azione migliormente riuscita credo sia stata dare il via ad un’ondata di “Free Hugs” durante l’attività di mutua conoscenza tra scout organizzata uno degli ultimi giorni di campo. Offrire abbracci gratis nell’area comune in cui ragazzi e ragazze avevano modo di incontrarsi ha permesso di rompere il ghiaccio con tante persone e dare un segno tangibile di fratellanza tra scout di nazionalità diverse. Un gesto che è stato subito ripreso da altre persone ma che non ha riscosso un enorme entusiasmo tra i grandi capi che assistevano alla scena. Mi dispiace ragazzi: non solo scripta ma anche res manent. Permettetemi di affermare con un pizzico di inusuale romanticismo che tutti i bellissimi discorsi delle cerimonie verranno presto dimenticati, ma il ricordo degli abbracci senza senso e con un sorriso cretino stampato in viso rimarranno molto più a lungo.

Creiamo una nuova Europa con i gesti, non con le parole. Questo Eurojam non ne è stato ovviamente il primo, né forse il più significativo, ma l’importante è che non ne sia l’ultimo. E a tutti potremo poi dire con soddisfazione: venite et videte ciò che è stato fatto, ciò che è stato ricostruito, ciò che dovremo difendere.

Buona Strada.

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La neve d’Aprile (Peregrino preview)

“Usciti da quel piccolo paesino, il sentiero era circondato da bellissime colline e foreste. Tutto era stato coperto dalla brina durante la notte. Io e Caleb chiacchieriamo e camminiamo per scaldarci. All’improvviso, appena saliti in cima ad una piccola altura ed entrati in un altro villaggio, iniziò a nevicare copiosamente. In un batter d’occhio case, strade, marciapiedi e campi vennero avvolti in una coperta bianca.

Nonostante fossimo sicuri di essere sobri e aver smaltito la sbornia della serata precedente, ci scambiammo uno sguardo pensieroso. Un americano dal Kansas e un italiano dalla provincia di Foggia: solamente due persone cresciute in una foresta tropicale avrebbero potuto essere meno esperti con la neve di noi due. Scoppiammo a ridere. I più grossi fiocchi di neve che abbia mai visto si posavano soffici sui miei guanti, sul mio zaino e sul cappellone della mia uniforme. Più divertente ancor sarà!

In mezzo al nulla, potevamo alzare lo sguardo e ammirare un’infinita cascata di enormi cristalli di ghiaccio che copriva per intero il cielo grigio fino all’orizzonte. Un’incredibile forza della natura a cui non eravamo per niente abituati. Finito l’effetto sorpresa, tuttavia, la nostra attenzione tornò al freddo e a come evitare di diventare due pupazzi di neve viventi. Le frecce gialle inoltre iniziavano a scomparire sotto la soffice ma inarrestabile avanzata del manto di neve. Non c’era tempo da perdere.

Arrivammo in pochi minuti a Mañeru, l’ennesimo minuscolo paesino sul Cammino di Santiago. Non avendo fatto ancora colazione, decidemmo di fermarci nella prima tienda disponibile. Entrammo in un mini-market quasi sfondando la porta e venendo investiti dall’aria calda che c’era all’interno, rischiando di spaccarci come dei cubetti di ghiaccio buttati in una pentola con acqua bollente. Buenos dias!

La sosta doveva essere breve, e la ragazza al bancone capì subito di cosa avevamo bisogno: un bocadillo al volo, con chorizo della zona e molto piccante. Ne mise almeno duecento grammi nel panino. Era così abbondante che avrei potuto inginocchiarmi di fronte al balcone e chiederle di sposarmi con prosciutti e caciotte a fare da testimoni. Lì, sotto la neve, in Cammino.”

– Piccola anteprima della storia che sto scrivendo sul mio Cammino! Spero vi piaccia, magari lascerò altri piccoli estratti prima di riuscire a scriverla e correggerla tutta. Nel frattempo è sempre disponibile il racconto (completo ma meno narrativo) sul blog, raggiungibile qui: Racconto del Cammino di Santiago. Commenti e critiche sono ben accetti!

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