Eurojam 2014 – Le impressioni di un capo

Posted by on 11 Agosto 2014

La cerimonia di apertura. Fonte: eurojam.eu

Anche questa avventura è giunta al termine.

L’Eurojam 2014, dove più di 12.000 scout e guide provenienti da tutto il Vecchio Mondo si sono incontrati in Normandia, appartiene ormai agli annali della Federazione dello Scoutismo Europeo (FSE) e ai cuori dei suoi partecipanti.

A cento anni dallo scoppio della Grande Guerra, abbiamo fornito al mondo una fortissima testimonianza di fratellanza e pace tra i popoli, pur non nascondendo gli inevitabili screzi culturali che hanno caratterizzato il nostro continente per millenni. Italiani e francesi, ucraini e russi, tedeschi e tutti gli altri: lo sforzo di fratellanza è andato oltre le innumerevoli storie di sangue e divisioni che ci sono state tra di noi.

Mi metto in prima fila tra chi ha criticato spesso e ad alta voce il misto di arroganza e noncuranza dell’organizzazione francese nei confronti del numerosissimo contingente italiano. Sfido qualunque dei miei compatrioti a contraddirmi, soprattutto per quanto riguarda il razionamento alimentare e la mancanza di comunicazione. Nonostante questo, si è cercato sempre di guardare avanti, di andare oltre, di evitare di dare un’occhiata alla bandiera indossata sull’uniforme prima di farsi un giudizio sulla persona che si ha davanti. Non è stato facile, ma questo è uno dei grandissimi punti di forza (e di speranza) di ogni Eurojam.

Gli italiani, inoltre, sono ancora maestri nel dividersi a vicenda. Come scrisse Mameli:

Noi fummo da secoli calpesti, derisi
perché non siam popolo,
perché siam divisi.

C’è ancora uno zoccolo duro, presente soprattutto in alcune regioni, che resiste strenuamente alla creazione di un’unica identità italiana. Lo scoutismo è uno spaccato della società civile. Ciò che accade al campo, accade ogni giorno a diversi livelli, dallo scambio di battute per strada  con un estraneo fino alle nostre vetuste aule parlamentari.

Personalmente, questo Eurojam è stata un’esperienza molto forte, caratterizzata da quella sensazione di “chiusura del cerchio” che era nata alla fine dello scorso Eurojam, effettuato nel 2003 a Zelazko (Polonia). Come ho spiegato al mio riparto durante l’ultimo fuoco di questo campo: qualcuno ha portato me in Polonia da esploratore, soltanto dodicenne, e così io, a distanza di undici anni, ho portato loro in Francia da Aiuto Capo Riparto a vivere la stessa esperienza. Il mio augurio è che tra questi ragazzi ci possa essere il futuro capo che porti il riparto “Fenice” del Foggia 1 al prossimo Eurojam nel 2024.

A causa del mio carattere, ho cercato di creare il maggior “scompiglio” possibile all’interno degli avrebbero-dovuto-essere-organizzatissimi piani dell’Eurojam. L’azione migliormente riuscita credo sia stata dare il via ad un’ondata di “Free Hugs” durante l’attività di mutua conoscenza tra scout organizzata uno degli ultimi giorni di campo. Offrire abbracci gratis nell’area comune in cui ragazzi e ragazze avevano modo di incontrarsi ha permesso di rompere il ghiaccio con tante persone e dare un segno tangibile di fratellanza tra scout di nazionalità diverse. Un gesto che è stato subito ripreso da altre persone ma che non ha riscosso un enorme entusiasmo tra i grandi capi che assistevano alla scena. Mi dispiace ragazzi: non solo scripta ma anche res manent. Permettetemi di affermare con un pizzico di inusuale romanticismo che tutti i bellissimi discorsi delle cerimonie verranno presto dimenticati, ma il ricordo degli abbracci senza senso e con un sorriso cretino stampato in viso rimarranno molto più a lungo.

Creiamo una nuova Europa con i gesti, non con le parole. Questo Eurojam non ne è stato ovviamente il primo, né forse il più significativo, ma l’importante è che non ne sia l’ultimo. E a tutti potremo poi dire con soddisfazione: venite et videte ciò che è stato fatto, ciò che è stato ricostruito, ciò che dovremo difendere.

Buona Strada.