Prologo

 

1 Aprile 2013 – St. Jean Pied de Port

Una parola è stata data. Una parola va mantenuta.

Il primo Aprile è stata una giornata di viaggio. Il piano era quello di prendere l’aereo nel primo pomeriggio da Bologna a Bordeaux e passare lì la prima notte, facendo Couchsurfing. Il due avrei raggiunto St. Jean Pied de Port (abbreviato SJPP) per iniziare la “passeggiata” il 3 Aprile.

Una volta arrivato a Bordeaux, tuttavia, sono riuscito a prendere l’ultimo treno per Bayonne, con una coincidenza intermedia di soli cinque minuti, e da lì l’ultimo bus per SJPP. Ho mandato un messaggio alla gentilissima ragazza di Bordeaux con cui avevo concordato il couchsurfing e preso il treno. Un po’ mi è dispiaciuto non visitare Bordeaux ma è stata una scelta azzeccatissima arrivare direttamente a SJPP.

L'arrivo a Saint Jean Pied de Port, in serata (22:30). La piccola stazione ferroviaria, dove ferma anche l'autobus da Bayonne.
L’arrivo a Saint Jean Pied de Port, in serata (22:30). La piccola stazione ferroviaria, dove ferma anche l’autobus da Bayonne.

Appena sceso dall’autobus, la priorità è stata trovare un posto dove dormire, visto che molti albergues chiudono per le 22:00 ed eravamo ormai vicini alle 23:00. Inoltre le strette coincidenze non mi hanno permesso di cenare, aggiungendo un piccolo fastidio allo stomaco a contorno delle altre preoccupazioni.

Sono sceso come un falco dall’autobus (non ce la facevo più a star seduto) e iniziato a camminare verso la cittadella, dove c’è il sedicente Ufficio Accoglienza per i Pellegrini e un posto per la notte. Subito ho notato che un nutrito gruppo di persone aveva preso a seguirmi. Primi pellegrini, spaesati in terra straniera.

La differenza tra me e loro è che io considero la Francia un terreno da mettere a ferro e fuoco: all’Ufficio Accoglienza ho aperto cancelli e bussato alle porte e finestre per farmi aprire, invano. Allora ho iniziato a cercare un altro albergue e alla fine l’ho trovato, indicandolo a tutti gli altri.

La seconda cosa più importante da fare è trovare un posto dove mangiare qualcosa: tutto chiuso. Ho solo una tavoletta di cioccolato con me, tanto basta come cena, colazione, e spuntino per la mattinata di domani.

L’albergue è tenuto da una strana signora che vive con molti animali domestici. Ci ha spiegato in un miscuglio di linguaggi le regole della sua casa e poi ci siamo sistemati. Io sono subito piombato giù in paese a cercare un bar aperto o qualsiasi cosa per cenare, ma senza fortuna.

Ero felice tuttavia: sono infatti riuscito a guadagnare un giorno netto rispetto a quanto avevo preventivato, e l’indomani avrei potuto iniziare il Cammino vero e proprio. In camera con me c’erano un ragazzo americano, Caleb, una coreana, Ji, un signore tedesco e una coppia di americani. Il tedesco lo rivedrò solo una volta a metà Cammino, gli americani mai più. Con Caleb e Ji, invece, ci sarà modo di conoscersi più avanti.

La signora dell’albergue, prima di andare a dormire, ci ha raccomandato di non prendere la via alta per arrivare a Roncisvalle. Esistono infatti due sentieri che da SJPP arrivano a Roncisvalle. Uno alto sui Pirenei, tosto e affascinante, ma pericoloso in qualunque periodo che non sia l’estate; un altro basso, lungo il vecchio valico, più sicuro.

Un pellegrino canadese di origine brasiliana è morto la settimana precedente al mio arrivo perché non ha ascoltato i consigli di tutti quelli che abitano a SJPP, ed ha preso la cosiddetta Route Napoleon. Non volendo ammazzarmi il primo giorno e fare così una figura poco consona all’uniforme che ho portato con me, quella sera ho deciso di intraprendere la via bassa, attraverso Valcarlos, per poi salire a Roncisvalle.

Ho passato la notte a immaginare come sarebbe stato il Cammino. Un pensiero che se n’è andato solo dopo alcuni giorni di marcia.

Giorno successivo –>