Day 21 – Galicia, mi amor

22 Aprile 2013 – Fomfría (o cum cazz sé scrìve)

Bella botta oggi. La salita a O Cebreiro non è stata per niente banale e aggiungere altri 12 Km per arrivare qui non è stato facile. Finito zoppicando e si è riacutizzato il dolore alla caviglia destra.

MA SIAMO IN GALIZIA!

E questo è quello che conta. Dopo dodici giorni e mezzo ho finalmente lasciato la Castilla y León.

Il mio diario di oggi è abbastanza “provato” dalla fatica. Vi risparmio qualche piccolo insulto a pellegrini casuali incontrati nell’albergue. Purtroppo, da O Cebreiro (primo paesino in Galizia) inizia a partire tantissima gente, molti dei quali interessati solo a farsi una vacanza alternativa a basso costo.

Ognuno può fare quello che vuole, ma non venite a chiedermi incuriositi cosa sia la mia camica come se aveste visto uno scimpanzé allo zoo. E’ a Fomfría infatti che verrà immortalata su Facebook, da Marina, una delle mie citazioni:

BUEN CAMINO, MY ASS!

In segno di stizza verso tutti i vacanzieri che, freschi e divertiti, ti salutano cercando di essere vanamente simpatici mentre tu sei visibilmente in sofferenza. Ok, va bene le buone intenzioni, ma lasciatemi stare. Andate per la vostra strada, buon divertimento, non disturbate i pellegrini che vengono da lontano.

E’ una sensazione strana, che non dovrebbe esistere. Ma l’ho provata, fortissima. Una sincera indisposizione verso tutti i vacanzieri, soprattutto in grandi gruppi, che lasciano la bottiglia di plastica a terra e occupano tutto il sentiero (a volte anche tutta la carreggiata di una strada asfaltata, geniacci).

Un tedesco si è appena avvicinato e mi ha chiesto cosa fosse la mia camicia. Iniziata la fiera dei cretini. Avanti il prossimo.

In Navarra il tempo faceva cagare, ma almeno c’erano i veri pellegrini. Adesso invece chissà chi devo incontrare.

Entrare a O Cebreiro. Panni bianchi al vento. Rustica Galizia.

Entrare a O Cebreiro. Panni bianchi al vento. Rustica Galizia.

Abbandonando per un attimo la mia misantropia pellegrina, la marcia odierna è stata molto bella fino a O Cebreiro. Bella salita, sfiancante se affrontata tutta d’un pezzo. Scendere verso Fomfría dopo pranzo, infatti, è stata una sofferenza anche per il caldo.

Capisci di essere in Galizia quando in ogni paesino che attraversi il Cammino è segnato non solo dalle frecce ma anche dai rivoli d’acqua sporca di letame bovino e dal tanfo a volte insopportabile. Paesi di contadini e allevatori, gente ferma nel tempo, abituata ad un flusso di pellegrini che ne aiuta l’economia altrimenti arretratissima ma genuina.

Equino fotomodello.

Equino fotomodello.

E’ stata comunque una grandissima gioia vedere il primo “cippo” chilometrato e subito dopo una stele che sancisce il passaggio del confine galiziano.

L’albergue privato di Fomfría, inoltre, è tenuto molto bene e il ristorante annesso ci ha “regalato” una cena davvero coi fiocchi. Un caldo gallego da ricordare e dell’ottimo vino della casa. Ho cenato insieme a Marina, Pablo ed altri pellegrini. Soldi ben spesi, in un locale costruito come una vecchia casa gallega.

Finita l’ultima grande salita del Cammino, pianifico di rilassarmi un attimo. Ho tirato molto per ventuno giorni, senza mai fermarmi, anche negli ultimi quattro giorni dove ho dovuto affrontare centinaia di metri di dislivello in rapida e ripida successione. Ormai sono in Galizia, la terra della mia birra preferita, dove non so in base a quale diritto mi sento a casa mia.

Sono in notevole anticipo rispetto a quanto avevo preventivato prima di partire. Ho tempo di arrivare a Finisterre e spendere qualche giorno a Santiago. Il mio volo verso Milano, del 3 Maggio, è ancora lontano.

Col senno di poi, ho commesso solo un grande errore. Non sapevo, infatti, che Adeya e Claus erano solo ad un giorno di cammino dietro di me. Si sono riposati un attimo dopo Hontanas, ma poi hanno iniziato a macinare chilometri e recuperato un po’ di strada. Avrei potuto aspettarli e condividere l’ultima parte del Cammino con loro.

Nella mia testa, però, fermarsi non è mai stata un’opzione.

Giorno successivo –>