10 Aprile 2013 – San Juan de Ortega
Ci siamo svegliati alle 6:00 e messi in marcia alle 7:00.
Freddo e vento ci hanno accompagnato anche oggi. Percorso tra i campi di grano e le colline coltivate della Castiglia. Ancora il vento, sempre, forte, costante contro di noi.
Partire da Redecilla non è stato facile. Ricordo bene quel vento gelido, le braccia incrociate al petto per riscaldarsi, la voglia di camminare veloce ma non troppo per non stancarsi presto. E’ sempre buio quando partiamo, per cui bisogna anche stare attenti a non perdere le frecce gialle uscendo dal paese. Fortunatamente, Redecilla è così piccola che basta seguire l’unica stradina e capire dove svoltare, per continuare verso Burgos.
L’idea è quella di arrivare a Burgos, seconda grande città del Cammino, in due giorni. Si spinge un po’ di più oggi per cercare di camminare solo in mattinata il giorno successivo. L’obiettivo è dunque il monastero di San Juan de Ortega, a 25 Km da Burgos.
Passiamo Grañon e Belorado di buona lena e, mentre ci avviciniamo a Villafranca Montes de Oca, incrociamo due signore australiane con cui iniziamo a parlare e a condividere la Strada. Jill e Jenny si rivelano subito molto simpatiche e socievoli. E’ un piacere camminare con loro. L’accento australiano è uno dei miei preferiti e vedevo anche Adeya molto interessata a parlare con loro.
Anche loro hanno un blog, che aggiornavano in tempo reale ogni giorno, a differenza mia che ho preferito raccogliere su carta e poi pubblicare online. L’articolo riguardante il nostro incontro è a questo indirizzo.
Ho preso in prestito qualche foto dal loro blog perché la stanchezza e il vento continuo mi hanno impedito di prendere delle belle immagini della giornata di oggi.
Abbiamo pranzato insieme in un locale di un franchista convinto. Burgos è stata sede del governo nazionalista di Francisco Franco durante la Guerra Civile, e si respira un’aria molto destrorsa e militarista man mano che ci si avvicina alla città. Si passa anche di fianco ad un monumento eretto su una fossa comune di volontari nazionalisti trucidati insieme a dei preti dai Repubblicani. Le guerre civili sono sempre atroci, e ho spiegato a Jill, Jenny e Adeya la storia della guerra civile spagnola, mentre camminavamo.
Dopo Villafranca, Jill e Jenny decidono di continuare, nonostante fosse quello il loro obiettivo giornaliero. Ci fa piacere, condividiamo una salita non troppo difficile, anzi per certi versi piacevole, se non fosse per il vento. Unico riparo lo abbiamo quando il sentiero attraversa una foresta, con gli alberi a proteggerci e a darci tregua da quelle orribili raffiche.
Incontrare persone dall’Australia mi ha aperto un mondo di riflessioni. Mi sono accorto che senza Passaporto le mie possibilità sono davvero ridotte al minimo. L’Europa è bella, ma il mondo è fuori, oltre l’Oceano. Ho anche iniziato a pensare seriamente a cosa fare dopo il Cammino, se immatricolarmi oppure no. In quei giorni, niente era ancora deciso per il mio tirocinio a Monaco di Baviera e, anzi, sembrava una cosa abbastanza in bilico. Avevo dunque iniziato a pensare ad altre strade. Ma prima, mi serve il passaporto: la sensazione era davvero quella di essere quasi “in gabbia”, costretto a rimanere in Europa. Un feeling esagerato, sicuramente, ma la mente non può essere rinchiusa e nei miei pensieri mi sono visto anche ad aprire un ristorante in Nuova Zelanda.
Perché no?
Nel pomeriggio siamo arrivati a destinazione. Jill e Jenny hanno trovato l’ultima doppia in una pensioncina decisamente fuori budget per me e Adeya. Noi poveri giovani abbiamo ripiegato sull’albergue municipale, che sicuramente si colloca nella Top 5 degli “Albergue di Merda 2013”. L’unica nota piacevolmente positiva: l’acqua bollente delle docce. Mi sono fatto praticamente una sauna, stando mezz’ora sotto l’acqua, dopo aver preso freddo e vento per tutta la giornata.
Ci siamo dati appuntamento con le australiane per la cena, nell’unico “ristorante” a disposizione. Bella situazione la loro: non ci sono supermercati o altri locali, quindi tutti i pellegrini devono andare lì a mangiare.
Al momento della fatidica scelta del menu, mi sono buttato nell’ignoto, affidandomi al mio istinto. E’ così che ho avuto il primo incontro con la Morcilla di Burgos, una specie di salsiccia di sanguinaccio, dall’aspetto poco invitante ma dal gusto deciso e che ho subito apprezzato. Non avevo idea di cosa fosse, minimamente, infatti ho chiesto dopo al cameriere. Inoltre avevano l’Estrella Galicia, di cui avevo iniziato a collezionare le etichette, e a fine pasto ho offerto un giro di grappa galiziana (che ricordavo essere molto buona dalla sera in cui abbiamo mangiato il pulpo ad Arzùa, nel 2011).
Vi incollo una delle parti dell’articolo di Jill e Jenny sul loro blog, a proposito del nostro incontro e cena:
These lovely young peregrinos are great fun. We arrived in Villafranca around 1pm. We had lunch together and, as they were walking on to St Juan de Ortega and we were feeling fine, we all walked on together. After a steep climb out of Villafranca, we walked through the forest enjoying yet another change of scenery and protection from the cold wind, which is still with us.
We’ve included a photo of the four of us at dinner last night. Alessio was wearing a scout hat during they day – when we met them at dinner, he was proudly wearing his uniform. We asked him why he wears his Scout uniform on The Camino. He said he wants people to know they can rely on him. He is delightful, as is Adeya. We have arranged that we four will leave together on Thursday morning to make our way to Burgos. (Jill and Jenny)
Come avete potuto leggere, dopo cena ci siamo separati per andare a dormire ma abbiamo concordato un rendez-vous per la mattina seguente.
Sul mio diario avevo iniziato a fare anche delle prime rudimentali previsioni di arrivo, ponendomi il 28 Aprile come meta, per poter far sì che Adeya potesse prendere il suo volo per Londra e io poter continuare il mio Cammino fino a Finisterre. Una stima molto grossolana, fatta non sapendo ancora quello che la Strada aveva in serbo per me nei prossimi giorni.
Non posso buttare più niente dallo zaino ma pesa ancora tanto. Questa cosa mi fa impazzire: vedo gente con zaini da 45 Litri!! Boh… […]
I piedi fanno male, ho due calli sotto le piante, in mezzo all’arcata che non so come si chiama. Tutto fa male ma si continua a camminare.