20 Aprile 2013 – Ponferrada
La mattina si parte di buona lena verso la Croce di Ferro. Affrontare una salita quando si è freschi è sempre la cosa migliore. Ricordo inoltre con piacere l’alba sui monti di León, con le cime delle montagne ancora innevate e il sole che pian piano le illumina e ne cambia il colore.
La giornata è decisamente fresca, con parecchia brina sull’erba e alcune pozze d’acqua ghiacciate in superficie. D’altronde si inizia ad essere in quota e dunque c’è da aspettarsi una temperatura inferiore a quella avuta per giorni e giorni sulle mesetas.
La Cruz de Hierro è un luogo altamente suggestivo: luogo di culto sin dall’età pre-romana, celti, pagani e poi cristiani hanno sempre trovato qualcosa di affascinante in questo luogo. Non so come spiegare, ma si ha l’impressione di avvicinarsi ad un locum sanctum. Nelle sue vicinanze c’è anche un eremo. Non mi meraviglio di come diverse religioni e diversi popoli abbiano considerato questo luogo nei secoli, e non mi meraviglio che il Cammino passi per questa Croce.
Alta più di cinque metri, la Croce è sommersa per una discreta altezza da una montagna di pietre. Ricordate la pietra che ho preso uscendo da Reliegos? Ecco, è lì che l’ho depositata, insieme ad una mia intenzione per il futuro. Negli anni, pietra dopo pietra, pellegrino dopo pellegrino, il risultato finale è questo:
Dopo una piccola pausa di riflessione, la marcia riprende con una brusca discesa verso Ponferrada, simpatica cittadina caratterizzata dal suo stupendo castello templare.
Re-incrocio Ester, Pablo e Marina durante la discesa. Pranzo con il solito bocadillo, e inizio a cercare un posto dove poter vedere le qualifiche del Gran Premio di Formula 1 del Bahrein. E’ sabato e dopo la trionfale vittoria di Alonso in Cina l’entusiasmo del mio animo ferrarista era salito alle stelle; sentivo dunque il bisogno di fermarmi per guardare le prove.
Unica nota stonata (e non poco) della giornata: Ester mi aveva messo in guardia dal seguire le frecce prima di entrare a Ponferrada. Consultando la sua guida, con cartina, sembrava abbastanza palese che ad un incrocio bisognasse girare a destra, seguendo una strada asfaltata, invece di proseguire lungo il Cammino.
Arrivato a quello che secondo me era l’incrocio (riconoscevo nella mia mente l’andamento delle strade viste sulla cartina), ho deciso di proseguire lungo il sentiero tracciato pensando che dovesse esserci qualche motivo specifico per un allungo così vistoso.
Mi sbagliavo clamorosamente.
Sembra di girare in tondo senza alcun apparente motivo. Il nervosismo e lo sclero per aver allungato di almeno un’ora mi hanno fatto arrivare incazzatissimo all’albergue. Dopo una doccia riparatrice, indosso la mia uniforme e vengo fermato da un signore: e mo quist che vc truànn? – penso [Traduzione: Chissà cosa vuole questo gentiluomo da me, adesso]. Mi dice che ha riconosciuto l’uniforme perché anche lui è uno Scout d’Europa, di Toledo (a quanto pare anche ex-commissario spagnolo). Percorre il Cammino insieme alla moglie, scout anche lei, ma non sono in uniforme. Peccato. Facciamo una foto insieme perché mi dice che la vuole mandare alla rivista spagnola.
Ritrovo Ester nell’albergue e decidiamo di fare spesa insieme per cenare: l’idea è fare una bella pasta con qualcosa che poi si vedrà. L’importante è avere la pasta. Troviamo un cartone di lattine di Estrella Galicia in offerta. Inutile dire cosa è successo, ‘sto giro lo offro io.
Approfittiamo anche per fare due passi in città e visitare il castello (dall’esterno perché si paga l’ingresso!).
A cena noto qualcosa di raccapricciante: una ragazza estone butta uno di quei risotti surgelati sulla padella, senza un filo d’olio e senza niente, cercando di preparare una cena per sé e per la madre. Nonostante l’efferratezza culinaria, sono letteralmente spazzato via dalla sincera bellezza di questa ragazza: Hanneleele. Di media statura, magrolina, capelli rosso vivo (come la madre) sebbene tinti, e occhi azzurri. Fare timido e molto silenzioso.
Ricordo con piacere l’aver tirato le melanzane, i funghi e la carne con la birra, visto che non avevamo olio o vino bianco. Esperimento tutto sommato ben riuscito. Preparo un piatto di pasta anche per le due estoni, ché mi facevano troppa pena a mangiare quella sottospecie di risotto. Apprezzeranno “molto”, in rapporto a quanto estroverse possano essere una coppia madre-figlia precipitate in Spagna dall’Estonia. La signora pare sia molto famosa nel suo paese: scrive da anni e con successo libri per bambini. Si può percepire subito il livello culturale e il fatto di parlare con una donna di letteratura. La figlia credo voglia seguire le orme della madre, a partire dal colore dei capelli.
La mia serata tuttavia è all’insegna del relax con Ester, Pablo e Marina. Lasciano a me l’onere di ammazzare quattro delle sei birre che avevo comprato. Di certo non le avrei lasciate nel frigo. Approfitto del leggero effetto alcolico per parlare a me stesso e concordare un salvifico piano d’azione:
La vedi Hanneleele? Domani prendi il tuo zaino e scappa il più lontano possibile da lei. Fai trenta chilometri, vattene via, altrimenti il tuo Cammino è finito. Fai finta che non sia mai esistita. Mo te ne devi andare da qua. Mo uì, mo [tipica espressione foggiana, ndr.].
Nella mia mente, c’è posto solo per Santiago adesso. Vivo della meta.