21 Aprile 2013 – Trabadelo
Un mese fa mi laureavo! Bei ricordi. E ora non posso chiedere niente di meglio che essere in Cammino.
E’ di nuovo domenica. Mi riprometto dunque di non forzare troppo il passo e cammino con Ester. Mi spiega della sua famiglia e della ricerca che sta facendo per capire se, come lei crede, provenga da un ramo cadetto della nobile famiglia dei Colonna, potenti signori nel Lazio rinascimentale.
Da grande appassionato di storia quale sono, mi ha fatto piacere scoprire tutti i passi di “ricerca storica” che ha compiuto tra archivi, parrocchie e anagrafi per risalire con maggiore precisione ai suoi antenati. Devo essere sincero, mi ha fatto un po’ rimpiangere l’aver ripudiato questa mia passione per la storia a favore della fisica, ma ormai il dado sembra essere tratto e probabilmente non tornerò indietro. Non a livello accademico.
Siamo ormai in procinto di entrare nella regione del Bierzo, molto più galiziana che castigliana. La cosa mi piace maledettamente tanto. Inizio a respirare aria di Galizia e non solo… Entrando in un bar con Ester infatti, l’idea era quella di fare una specie di sostanziosa colazione. Ma quando ho notato che era disponibile un panino con il polpo preparato alla galiziana (pulpo a la gallega), non ho saputo resistere. Annovero questo panino tra i quattro Euro meglio spesi nell’arco della mia vita.
Anche la mia adorata Estrella inizia a cambiare sapore. Sembra strano ma è così. La birra inizia ad avere un sapore più familiare e gustoso. E’ un piacere camminare in queste condizioni, sebbene abbia marciato per 110 Km in tre giorni, affrontando il notevole dislivello rappresentato dalla Croce di Ferro.
Rimango fedele al mio piano domenicale di fermarmi e guardare la gara di Formula 1. Lo faccio a Villafranca del Bierzo, dove Ester si ferma a pernottare. Io invece mi mangio le mani di fronte alla facile vittoria di Vettel e della sua dannatissima Red Bull, rimanendo in ansia l’intera gara a causa dei problemi della Ferrari e del DRS di Alonso.
Dopo la pausa sportiva, affronto di buona lena l’ultima decina di chilometri che mi separano dal minuscolo villaggio di Trabadelo. La fatica si fa sentire all’improvviso e decido di fermarmi all’albergue privato anche se ce n’era uno donativo poco più avanti. Mi godo la mia doccia calda e, udite udite, scopro di avere a disposizione una camerata tutta per me! Non c’è praticamente nessuno nell’albergue e dunque posso dormire da solo. Che lusso!
Ceno e condivido una santa birra con Pablo, arrivato poco dopo di me con Marina. Non vedo l’ora, tuttavia, di andare a dormire: un po’ per la stanchezza, un po’ perché per la prima volta non dovrò mettere i tappi per riuscire a dormire in mezzo a megafoni e sinfonie notturne di gente che russa in maniera disumana. Quanto mi sono goduto quella dormita! Ci voleva.
Paradossalmente rischio di arrivare troppo presto a Santiago.
Forse riesco davvero a finire in 26 giorni. FANTASTICO!
Ormai fare i conti delle prossime tappe è facile. Siamo a meno di duecento chilometri dalla meta, posso impostare il pilota automatico, abbassare il finestrino e appoggiare fuori il braccio. Da qui in avanti mi godrò la mia regione spagnola preferita.
Perlomeno era questo era quello che pensavo quella sera. E’ stato bello illudersi per qualche ora, come se i giorni precedenti non mi avessero insegnato niente. Il peggio è sicuramente passato, ma finire il Cammino non sarà comunque una passeggiata.