9 Aprile 2013 – Redecilla del Camino
Adeya is telling me, listen to this, we might have walked but she’s not sure about that. Yesterday [non ho scritto il 9 Aprile ndr.] she didn’t understand anything, but walked anyway (as always). She’s telling me that this is her philosophy in life.
We got to Redecilla. We were in time and tired, we saw a limping Korean girl. We met the wind in the morning and the wind almost swept Adeya away, i.e. she died (almost, sadly).
Le parole che ho scritto sul diario e ho riportato qui sopra, sono una delle cose più divertenti che mi siano capitate. Ero con Adeya, il giorno successivo a questo, e ridevamo e parlavamo prima di andare a dormire, nonostante fosse tardi, nonostante fosse stato un giorno molto pesante. Le ho chiesto una mano per scrivere sul mio diario e ne è uscito fuori questo. C’erano anche un paio di bottiglie di vino vuote, un classico dopo il solito “menu del pellegrino”.
Tornando al 9 Aprile, la giornata non è stata lunghissima, ma comunque impegnativa. Fortissime raffiche di vento, dai 60 ai 70 Km/h per tutta la giornata e sempre, ovviamente, contro. Ad un certo punto stavamo scendendo da una piccola collina e ho visto l’acqua risalire lungo un piccolo rigagnolo, spinta dal vento. Impressionante. Picconate al muro del nostro morale che comunque resiste anche grazie alla forza che ci diamo a vicenda, quando l’altro ha un momento di crisi.
Davvero, davvero difficile, camminare in queste condizioni. Sei lontanissimo dalla meta, con questo dannato vento contro, ti chiedi dove siano i tuoi amici che hai lasciato solo pochi giorni fa, e hai ogni mille metri un grazioso regalo dall’amministrazione regionale de La Rioja: un palo con i chilometri, tanti, che mancano a Santiago. Ma è qui che si forgia la tua volontà di camminare ad ogni costo. Fondamentale, pensando a quello che si affronta nei giorni successivi. E’ finito l’entusiasmo dei primi giorni. Ora, vivi soltanto della meta.
Siamo anche passati per Cirueña, un paesino fantasma. Deve essere una di quelle località turistiche per persone benestanti: tutte villette, campi da golf e atmosfera davvero inquietante. Passeggi per strade deserte sferzate dal vento. Io e Adeya siamo rimasti molto molto sorpresi da tutto ciò. Forse anche un po’ infastiditi. L’ultima cosa che vuoi, in quelle condizioni, è anche doverti guardare in giro perché tutto sembra troppo calmo (vento a parte).
Arrivati al confine con la Castilla y Leòn, subito dopo pranzo, già si scorge all’orizzonte il paesino di Redecilla:
Una città fantasma, con un solo bar. L’albergue è scarso, acqua fredda, 5 €.
Avevo già fatto riferimento a questo albergue il secondo giorno, ed in effetti ancora oggi sono indeciso se assegnare il premio “Albergue di Merda 2013” a questo o a quello di Larrasoaña. Ad ogni modo, statene alla larga, soprattutto se fa freddo e sentite di meritare per diritto divino una doccia calda a fine tappa. Cristo si è fermato a Redecilla del Camino e, di certo, non è passato da Larrasoaña.
A coronare la beffa saranno i racconti di quelli che si sono fermati nel paesino precedente, Santo Domingo de la Calzada, tutti entusiasti della serata passata lì. Ma sticazzi, meglio fare qualche chilometro in più.
Da segnalare, tuttavia, l’ottima cena. Almeno questo ha ripagato un po’ le fatiche dela giornata. Abbiamo mangiato con un gruppo di coreani, una ragazza della Svizzera francese e un ciclista messicano, Francisco, molto simpatico. Il problema dei ciclisti è che sai che li incontri solo una sera, visto che poi loro percorrono almeno il doppio di strada rispetto ai “fanti”. Segnalo anche l’uva Tempranillo de La Rioja, e il vino che ne viene ricavato. Davvero all’altezza della fama che lo ricopre. Ottima alternativa quando non c’è Estrella Galicia nei paraggi.
Giornata conclusa col buon umore, e dopo aver portato Adeya sulle spalle dal bar all’albergue (anche su per le scale!), non mi ricordo per quale motivo, probabilmente qualche stupida scommessa.
Fa davvero freddo in questi giorni, e mi sono maledetto un paio di volte per essermi dimenticato i pantaloni lunghi termici, quelli che si usano d’inverno per andare a correre. Ma tant’è, ormai siamo in ballo. E balliamo.