Day 11 – Another Goodbye

12 Aprile 2013 – Hontanas

Dopo una bellissima serata, il 12 Aprile inizia davvero male: come di consueto, vado a svegliare Adeya per iniziare a prepararci alla partenza. Dovrò partire da solo tuttavia, ancora una volta. Adeya infatti mi dice che nella notte è caduta dal letto a castello e che non sa se riuscirà a camminare e, se lo farà, lo farà molto lentamente. Io purtroppo non posso fermarmi e, dopo un lungo abbraccio, mi è toccato partire.

Avevo un accordo con Claus di incontrarci all’albergue municipale di Hontanas.

Le mie uniche speranza di rivederli ancora erano tutte affidate al fatto che Claus riuscisse ad arrivare ad Hontanas, a più di 30 Km da Burgos, insieme ad Adeya e alla sua testardaggine. Io, dal canto mio, ho iniziato questa tappa col morale sotto i tacchi. Lasciare indietro due compagni di strada in undici giorni non è per niente facile. Era già capitato con Caleb che, dai pochi messaggi che ci scambiavamo, era due giorni dietro di me.

A Santiago, passo dopo passo.

A Santiago, passo dopo passo.

Visto che dovevo camminare da solo, mi ero posto come obiettivo Castrojeriz, a esattamente 40 Km da Burgos. Nel caso in cui la tappa fosse stata dura, avrei ripiegato su Hontanas, sperando di ritrovare almeno Claus e Adeya.

I miei più grossi complimenti vanno all’amministrazione comunale di Burgos, che non poteva indicare in modo peggiore il cammino da seguire per uscire dalla città, con frecce ambigue e poco visibili. Se sono riuscito a perdermi io, complice l’oscurità prima dell’alba, davvero bisogna farsi due domande. Ad ogni modo, continuando per quello che mi sembrava un percorso verosimile, sono riuscito a intercettare di nuovo le frecce gialle. Sarà che ero anche distratto da alcuni pensieri che avevo in testa, oltre che rattristato per l’essermi ritrovato di nuovo da solo.

L’unica nota positiva è stato il non aver dovuto attraversare un’altra zona industriale di 10 Km, ma si è riusciti quasi subito ad essere di nuovo in mezzo ai campi e poi ad avere un primo assaggio di altopiano desertico, di mesetas.

Campi coltivati, che d'estate dopo la raccolta vengono bruciati e diventano un deserto caldo e afoso.

Campi coltivati, che d’estate dopo la raccolta vengono bruciati e diventano un deserto caldo e afoso.

Come si può vedere dalla foto, il deserto non era per il caldo ma per la solitudine che si poteva sentire camminando per questi paesaggi. A proposito di clima e di obiettivi, scriverò in serata:

Ad ogni modo, oggi è stato davvero brutto. Volevo arrivare a Castrojeriz ma mi sentivo davvero una pezza. Stanco, mal di testa per il continuo vento e piedi ovviamente doloranti.

Spero che questo vento cessi prima o poi, mi sta davvero ammazzando. E’ qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Aprile non è il mese ideale per il Cammino.

Raffiche costanti a 60-70 Km/h per tutta la giornata. Il vento ti entra in testa e lo senti rimbombare nel tuo cervello anche quando stai per andare a dormire e sei al caldo nel tuo sacco a pelo. Ho camminato tutto il giorno con le braccia incrociate sul petto, per cercare di riscaldarmi.

Da notare che da Burgos inizia il primo “esodo” di pellegrini di merda (PdM), vacanzieri a basso costo e con pochi scrupoli a farsi scarrozzare in giro da taxi e autobus oppure a mandare il proprio zaino a destinazione, sgambettando in allegria e leggerezza mentre ti sorpassano e ti augurano “Buen Camino!”. E’ successo proprio così con due tedeschi che, vedendomi arrancare sotto i colpi del vento, che mi buttava indietro insieme allo zaino, mi si sono affiancati con i loro simpatici bastoncini da Nordic Walking e mi hanno chiesto se era tutto apposto. Si, certo, va tutto bene, stronzi. Andate avanti e non rompetemi i cosiddetti. Io il mio zaino non lo manderei mai avanti. E’ parte di me.

Inizia con questo episodio la mia spirale misantropica che colpirà parecchia gente in futuro, parecchi PdM da cui ho cercato di rimanere il più possibile alla larga. Lo so, non è una cosa onorevole ma è stato un istinto irrefrenabile che non credo abbia colpito solo me.

Ti senti un po’ preso per i fondelli ma, in fin dei conti, ognuno fa il suo Cammino ed è libero di “barare” oppure no. Ognuno conosce quello che ha passato. Io, personalmente, dopo essere stato costretto (è una lunga storia) a prendere l’autobus due anni prima per accorciare una tappa, mi sono ripromesso prima di partire che, piuttosto che barare ancora, mi sarei accasciato al suolo e lasciato morire. Forse da questo deriva il mio estremismo da “talebano del Cammino”. Ma nella mia mente, era ed è ancora tutto logico e giustificato.

Ricordo di non aver pranzato quel giorno. Ho mangiato solo un po’ di cioccolata e di “trail mix” (frutta secca mista e chicchi di cereali vari) per non appesantirmi e arrivare il prima possibile a fine tappa, anche perché non c’era un posto al chiuso dove fermarsi e mi sono dovuto buttare in un fosso a lato di un campo per ripararmi dal vento e mangiare.

L'arrivo ad Hontanas. Il paesino rimane nascosto in una vallata, prima di aprirsi ai tuoi piedi all'improvviso. Inaspettato ma opportuno.

L’arrivo ad Hontanas. Il paesino rimane nascosto in una vallata, prima di aprirsi ai tuoi piedi all’improvviso. Inaspettato ma opportuno.

Quando sono arrivato ad Hontanas, non ho pensato neanche per un attimo di continuare per altri otto chilometri verso Castrojeriz. Sicuramente avrei avuto un paio d’ore per arrivarci, ma non ero nelle condizioni fisiche e mentali per affrontare altro vento e altri passi. Inoltre avevo ancora la flebile speranza di incontrare Claus e Adeya anche se, con le condizioni meteo che c’erano, non ci speravo più di tanto.

Dopo la consueta doccia riparatrice e lavanderia quotidiana, mi sono seduto su una panchina ad allacciarmi le scarpe per andare a fare la spesa per la sera. Il mio sguardo si volge a sinistra per occuparmi di quello scarpone quando con la coda dell’occhio vedo un paio di figure all’orizzonte, sulla ripida discesa con cui si entra in paese.

Istintivamente mi giro e noto una figura più alta e una più bassa. Quella bassa zoppicava vistosamente. Non avevo dubbi e mi sono detto: “Cazzo sono Claus e Adeya”. Ho iniziato a correre e a salire mentre ho visto Adeya fare lo stesso e correre in discesa. Ce l’avevano fatta! Una grandissima gioia rivederli. Subito li ho accompagnati all’albergue. Claus mi ha detto che Adeya ha zoppicato per tutta la tappa, sin dal primo passo fuori dall’albergue. Ha provato a farla riposare ma non c’è riuscito, complice anche il nulla cosmico che c’è dopo Burgos e prima di Hontanas.

Lo stesso Claus era molto provato dallo sforzo, perché erano giorni che camminava parecchio e i suoi muscolo iniziavano a chiedere una tregua. Ma quella sera non era importante. Abbiamo trovato anche Jill, Jenny, Sheryl e Glenn ad Hontanas. Ricordo una piacevolissima chiacchierata con Sheryl e Glenn, con un bel bocadillo al prosciuto e birretta d’ordinanza.

Mi sono proposto di cucinare per tutti visto che Claus e Adeya erano molto stanchi. E cosa c’è meglio di un piatto di spaghetti alla carbonara per ricaricare le batterie? Nonostante la qualità discutibile degli spaghetti “Gallo”, i piatti sono stati tutti svuotati, insieme a due bottiglie di vino.

E’ stato bello rivederli, ma sapevo già che il giorno successivo non ci sarebbe stata la stessa sopresa, visto che io ero diretto ancora a più di trenta chilometri e loro probabilmente ne avrebbero fatti molti di meno per non stressare troppo i muscoli e i piedi. Quando siamo andati a dormire, tuttavia, Adeya mi ha chiesto comunque di svegliarla l’indomani per salutarci prima che io partissi. Con la promessa di rivederci a Santiago.

Giorno successivo –>