Day 12 – Alone in the Bright

13 Aprile 2013 – Frómista

Pare che le mie preghiere siano state ascoltate giusto in tempo per le mesetas… ieri [il 13 Aprile non ho scritto, ndr.] giornata di sole e bella passeggiata da Hontanas fino a Frómista.

Stranamente parto con il piglio giusto. Sveglio Adeya prima di partire e con un altro lungo abbraccio ci diamo appuntamento a Santiago. Preferisco non svegliare Claus che stava riposando beatamente (e meritatamente), mettendomi subito in marcia. Il fatto di averli visti inaspettatamente il giorno precedente, mi ha dato una maggiore serenità, anche riguardo la loro condizione fisica: non buona, ma comunque tale da permetter loro di continuare. In sofferenza, ma di continuare.

Rovine di un'antica abbazia, dove mi sono fermato per la prima sosta dopo un paio d'ore di buona camminata. Posto molto suggestivo.

Rovine di un’antica abbazia, dove mi sono fermato per la prima sosta dopo un’oretta di buona camminata. Posto molto suggestivo.

Il meteo è sorprendentemente buono. Una volta uscito il Sole, è stato quasi un piacere camminare. In poco tempo sono arrivato a Castrojeriz, dove ho fatto colazione. Per qualche minuto ho avuto un falco che mi gironzolava intorno, alto e fiero nel cielo. Un animale davvero affascinante, anche se non nascondo che vederlo per la prima volta così da vicino mi ha fatto un po’ preoccupare: nonostante fossi l’opposto di una lepre, enorme, lento e a tratti claudicante, un po’ ho pensato all’eventualità che si tuffasse su di me in picchiata.

Deve aver pensato che non ne sarebbe valsa la pena, e dopo qualche giro si è allontanato.

Castrojeriz si avvicina. Il castello medievale domina il paesaggio circostante, mentre il paese si stende alle opposte pendici di una collina che sembra messa lì apposta per quel castello.

Castrojeriz si avvicina. Il castello medievale domina il paesaggio circostante, mentre il paese si stende alle opposte pendici di una collina che sembra messa lì apposta per quel castello.

Subito dopo la colazione, le nuvole si sono diradate e un Sole caldo e non pallido è venuto a farci visita per la prima volta da quando sono partito. E’ stata una piacevole sensazione, insieme alla discreta salita che si fa per arrivare in cima all’altopiano che vedete sullo sfondo della foto qui sopra. E’ stato strano vedere un gruppo di corvi volteggiarmi intorno mentre salivo, non proprio il migliore degli auspici ma comunque affascinante. Si vede che quel giorno avevo un non so che di attrattivo per qualunque specie aviaria.

Quell’altopiano è proprio un grande classico delle mesetas. Arrivi dopo una salita non troppo ripida, quasi divertente, e poi ti ritrovi in mezzo al nulla più totale.

La mia ombra, unica compagna di viaggio per alcuni giorni. Sempre un paio di metri più vicina a Santiago di quanto lo sia tu.

La mia ombra, unica compagna di viaggio per alcuni giorni. Sempre un paio di metri più vicina a Santiago di quanto lo sia tu.

Per qualche ora ho pienamente goduto di questa sensazione di solitudine. A volte fa bene pensare di essere l’unico essere umano nel raggio di chilometri. Una sensazione che presto ti si ritorce contro, ma che comunque ti regala buone riflessioni e, nonostante tutto, ottimi ricordi.

Il bel tempo, e il paesaggio desertico, mi hanno spinto a fare più foto.

Il bel tempo, e il paesaggio desertico, mi hanno spinto a fare più foto.

Dopo qualche minuto sull’altopiano ti si presenta davanti una discesa non lunga, ma comunque abbastanza ripida da darti un certo fastidio alle ginocchia, che ti porterai dietro allegramente fino a fine tappa.

Diciotto percento di discesa. Ma il panorama di desolazione che si stende ai tuoi piedi è impagabile. Sei il solo padrone di queste lande castigliane.

Diciotto percento di discesa. Ma il panorama di desolazione che si stende ai tuoi piedi è impagabile. Sei il solo padrone di queste lande castigliane.

Ho colto l’occasione di essere da solo in mezzo alle mesetas per fare un video che poi ho mostrato ai miei amici su Facebook. Per un minuto potete camminare insieme a me, e io posso ricordare come se fosse ieri ogni passo che ho intrapreso su quello sterrato.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=Ubpv0VAcq7k]

Da notare che il vento che sentite in questo video è solo una piacevole brezza rispetto alle raffiche che ho avuto contro da Torres del Rio (Navarra) in poi. Se avessi fatto un video il giorno precedente, prima di arrivare ad Hontanas, non avreste sentito altro che un disturbo continuo al microfono del mio cellulare.

Ho pranzato a Boadilla del Camino, molto tardi e a solo pochi chilometri da Fromista, perché ho incontrato una signora austriaca, Rosie, con cui ho iniziato a parlare ma che aveva un passo davvero invidiabile. Penso di aver forzato un po’ per stare al suo passo. Ci siamo separati a Boadilla perché lei non aveva intenzione di pranzare prima di arrivare a Frómista. Io, invece, un bel bocadillo con jamòn me lo sono scoffolato volentieri.

La passeggiata fino a Frómista è stata davvero piacevole, nonostante mi stessi perdendo in un paesuncolo con due strade e tre case, per una freccia ambigua. La bella giornata e il grosso canale di irrigazione (fondamentale se vogliono coltivare qualcosa in queste terre assolate) mi hanno permesso di scattare qualche fotografia degna del miglior desktop stile Windows XP.

Stiamo per entrare nella Tierra de Campos.

Stiamo per entrare nella Tierra de Campos.

Una terra piatta e assolata. Non oso immaginare ad Agosto.

Una terra piatta e assolata. Non oso immaginare ad Agosto.

Arrivati a Frómista, il meglio della giornata doveva ancora arrivare. L’albergue municipale non era un granché, ma il paese era tutto in fermento per l’ultimo giorno di una settimana di celebrazioni popolari per la festa patronale di San Telmo. E come si festeggia a Frómista, il patrono San Telmo? Bevendo e facendo baldoria tutta la notte fino alla mattina successiva! E’ ovvio!

Alla festa sono andato con tre amici conosciuti lì a Frómista: un catalano, un manchego (abitante de “La Mancha”) e una ragazza americana, Katie. Come ho conosciuto Katie, è strano da raccontare. Appena arrivato all’albergue, come sempre mi sono fiondato nella doccia quasi spogliandomi per strada. Katie era già nel suo box doccia ma era entrata per sbaglio nel bagno maschile, essendo entrambi vuoti. Molto timidamente mi ha chiesto in spagnolo se potessi rimanere nella mia doccia quando lei sarebbe uscita a prendere l’asciugamani.

Ovviamente, da cavaliere, non potevo essere così scortese e abbiamo iniziato a chiacchierare, separati da un muro e poca confidenza. Le ho chiesto di passare all’inglese perché non parlo spagnolo pur riuscendolo a capire un po’. Quando poi le ho fatto i complimenti per il suo inglese, lei mi ha detto di essere americana e io mi sono sentito il classico genio che scopre l’acqua calda. Che risate!

Ad ogni modo, in serata ci siamo uniti tutti e quattro alla festa, con un piccolo dettaglio:

Il manchego è completamente pazzo. Era già ubriaco a metà pomeriggio. […]

Abbiamo convinto l’hospitalera a chiudere l’albergue a mezzanotte. Il manchego era fuori di testa. C’era un bar che serviva Estrella Galicia alla spina!

Sapevamo benissimo che tirare fino a mezzanotte sarebbe stata una cazzata per l’indomani. Ma tutti avevamo voglia di festeggiare e di rilassarci un po’. Inoltre abbiamo conosciuto delle persone del posto che ci hanno subito accolto e con cui abbiamo condiviso qualche birra in allegria. Peccato non essere riuscito a rintracciare qualche foto, visto che avevo lasciato la fotocamera nell’albergue. Ho solo un paio di video, fatti col cellulare:

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=GQaunzgaB9s]

Andare a dormire è stato quasi un sollievo, a mezzanotte, con la classica sensazione da “mattone in testa”.

Ma ne è valsa la pena.

Giorno successivo –>