A mente fredda, credo di dover spendere due parole sulle recenti vicende che hanno coinvolto l’U.S. Foggia e il suo ex-allenatore Zdenek Zeman.
Il suo addio ha lasciato tutti di sasso e con una grande, grandissima delusione. Al di là dei motivi che hanno spinto il boemo a lasciare la panchina del Foggia, c’è da dire che il suo comportamento non è stato formalmente scorretto, ma neanche “delicato” nei confronti di una città e di una tifoseria che lo hanno sempre amato.
Nella conferenza stampa di addio ha dichiarato che le cause esterne che hanno determinato il mancato accesso ai playoff lo hanno convinto ad abbandonare Foggia, per evitare di “danneggiare la squadra” e pregiudicarle l’accesso alle categorie superiori. Se il Palazzo ce l’ha con lui, pensa che in Serie B possa cambiare qualcosa? I motivi, dunque, sono altri.
L’inevitabile divergenza di vedute con Casillo è stato il casus belli che ha sancito il divorzio di Zeman dal Foggia, ma non può bastare questo per giustificare il passaggio, dopo meno di un mese, ad un’altra squadra. Se avessi voluto combattere il “sistema” che hai sempre denunciato, avresti trovato una città ed una tifoseria pronta a seguirti anche in Terza Categoria. Così non sarà più.
Volevi la Serie B, l’hai avuta ma ricorda: se non avessi allenato di nuovo a Foggia, la tua carriera in Italia sarebbe morta per sempre. Solo Foggia ti avrebbe riofferto una panchina dopo tanti anni di assenza da palcoscenici importanti e soprattutto dopo anni senza risultati. Non ti abbiamo mai fatto pesare il fatto di non aver mai vinto alcun “titulo” perché a noi non è mai interessato. Eri tu ad allenare, e ci bastava. Abbiamo rivisto il calcio per un anno, ci siamo divertiti ma ormai appartieni ad un passato “mitico” che non tornerà mai più. Il tuo passaggio al Pescara, città con cui c’è sempre stata rivalità calcistica, è stato come sganciare una bomba atomica sulla tua unica vera Zemanlandia, quella foggiana: ne rimangono solo pochi ricordi e tanto fallout radioattivo che ci porteremo dietro per anni ancora.
Foggia non aveva alcun debito di riconoscenza con te, ma dopo averti dato la possibilità di essere “appetibile” da tante squadre, eri tu ad avere un debito di riconoscenza con chi ti ha fatto allenare ancora una volta. Adesso, prima di farti cadere nell’indifferenza, posso solo augurarti di retrocedere in serie C, come ad un qualunque avversario e rivale.
Dopo questa storia però, un insegnamento si può sicuramente trarre: i giocatori e gli allenatori vanno e vengono. Molti di quelli dell’anno scorso volevano la “B” e ci arriveranno. Rimane solo la MAGLIA in Lega Pro. Sono sempre più d’accordo con i nostri gruppi ultras che non dedicano più dei cori a calciatori o allenatori dall’epoca di Pasquale Marino.
Oggi, ancora più di prima, e per sempre: SOLO PER LA MAGLIA. Zeman, pesc ‘o cul pur a te.