La vendetta è un piatto che va servito freddo. Freddissimo.
A vent’anni dal primo “Linux”, dopo uno sforzo che ha coinvolto non si sa quante persone, questo sistema operativo ha raggiunto una maturità, una stabilità, una sicurezza ed una facilità di utilizzo che sono, a mio avviso, largamente maggiori rispetto a qualsiasi altro concorrente.
Ho abbracciato la causa linuxiana poco più di un anno fa ed è stato “amore a prima vista”. Adesso posso tracciare un primo bilancio. Nella mia carriera informatica ho provato tutto: ogni Windows dal 3.1 al 7, Mac, varie distribuzioni di Linux, iOS ed infine Android. Certo, il vero passaggio è stato un anno fa, quando, senza aver mai saputo niente di Linux, ho formattato il mio portatile completamente per soppiantare Windows Vista e installarci Ubuntu 9.10 “Karmic Koala”. Devo dire che ho avuto fortuna di non aver avuto problemi di hardware, soprattutto con la scheda di rete, che quindi mi ha permesso di imparare ad usare il nuovo sistema operativo grazie all’aiuto dell
La vendetta è un piatto che va servito freddo. Freddissimo.
A vent’anni dal primo “Linux”, dopo uno sforzo che ha coinvolto non si sa quante persone, questo sistema operativo ha raggiunto una maturità, una stabilità, una sicurezza ed una facilità di utilizzo che sono, a mio avviso, largamente maggiori rispetto a qualsiasi altro concorrente.
Ho abbracciato la causa linuxiana poco più di un anno fa ed è stato “amore a prima vista”. Adesso posso tracciare un primo bilancio. Nella mia carriera informatica ho provato tutto: ogni Windows dal 3.1 al 7, Mac, varie distribuzioni di Linux, iOS ed infine Android. Certo, il vero passaggio è stato un anno fa, quando, senza aver mai saputo niente di Linux, ho formattato il mio portatile completamente per soppiantare Windows Vista e installarci Ubuntu 9.10 “Karmic Koala”. Devo dire che ho avuto fortuna di non aver avuto problemi di hardware, soprattutto con la scheda di rete, che quindi mi ha permesso di essere sempre collegato ad internet e dunque di imparare ad usare il nuovo sistema operativo con l’aiuto dell’ottima comunità italiana di Ubuntu.
Una settimana fa il cerchio si è chiuso con l’acquisto di un cellulare avente come sistema operativo Android. Qualcuno si chiederà cosa hanno in comune Linux ed Android. Bene, (rullo di tamburi) ecco svelato l’arcano: Android è un sistema operativo Linux. Eh già, voi che avete preso in giro i vostri amici “smanettoni” solo perché abbandonavano Microsoft per addentrarsi nel mondo dell’open-source, oggi avete nelle vostre tasche, o pianificate di comprare, dei cellulari il cui kernel è proprio un Linux. Non è una cosa da poco: Linux infatti ha perso quel suo carattere “elitario” per affacciarsi all’utenza comune, offrendo delle distribuzioni snelle e facili da imparare ad usare, come ad esempio Ubuntu (ma ce ne sono tante altre).
Spinto dalla forza economica di Google, Linux può finalmente prendersi la sua rivincita, andando a conquistare, tramite Android, quasi la metà di tutti i telefoni cellulari entro il 2015. Neanche Apple sarà in grado di competere, sebbene abbia avuto un ruolo fondamentale nella “corsa allo smartphone”. Tutto questo non succederebbe se Linux non avesse una caratteristica: l’essere open-source e quindi libero.
Open-source significa che ognuno può fare di quel software qualsiasi cosa ne vuole, prendendone il codice sorgente e modificarlo, adattarlo, migliorarlo alle esigenze proprie o di una comunità di sviluppatori. Ci sono ovviamente sempre le derive, come ad esempio la chiusura del codice di Android 3.0 da parte di Google fino alla sua uscita, ma è qualcosa che bisogna mandar giù visto che ormai Android è diventato un fenomeno commerciale importantissimo e sul cui sviluppo probabilmente si baserà la tecnologia telefonica dei prossimi anni.
Libero significa che posso fare del mio dispositivo quello che voglio, andando a modificare il codice sorgente oppure poter accedere a qualunque area del mio PC o telefono. “L’utero è mio e ne faccio quello che voglio” tuonavano le femministe o le abortiste anni fa. “Il telefono e i computer li compro io e ho il diritto di farne quello che voglio” dico io oggi. La flessibilità di Linux non ha pari nel mondo informatico, e lo testimonia il fatto che più del 90% dei 500 supercomputers (i più potenti al mondo) lo adotta come sistema operativo. Non mi pare che la Microsoft o la Apple sviluppi software per acceleratori di particelle (Office LHC oppure iQuark non li ho mai visti), e dunque i ricercatori si affidano a ciò che possono vedere e modificare ai loro scopi.
Dall’altro lato la grande forza di Linux è stata proprio, paradossalmente, la sua poca diffusione in ambiente desktop che ha portato gli hacker (cracker) a sviluppare virus e malware solo per Windows. Questa è una cosa che mi preoccupa poco, dato che, come spesso si dice, il miglior antivirus è quello che sta tra lo schermo e lo schienale della sedia.
Per concludere, possiamo dire che oggi, Windows, Apple e Linux sono partiti praticamente alla pari (sebbene con un vantaggio di Apple) sul mercato “mobile”. Vent’anni fa non era così. Io ho già una mezza idea su chi sarà il vincitore.