The Way (Il Cammino per Santiago) – Recensione del film

Posted by on 4 Novembre 2013

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“The way” è un film scritto e diretto da Emilio Estevez, uscito in Italia nel Giugno 2012 con il nome “Il Cammino per Santiago”.

Come si può intuire dal nome, la storia è principalmente ambientata sull’antica via verso Santiago de Compostela, importante meta di pellegrinaggio da più di mille anni. Il protagonista è Thomas “Tom” Avery, un medico americano il cui figlio, Daniel, viene improvvisamente a mancare sui Pirenei durante la prima tappa del pellegrinaggio.

La differenza caratteriale tra padre e figlio è uno dei filoni che più fa riflettere durante la visione della pellicola. Mentre Daniel sente il bisogno di esplorare il mondo e di essere sempre in grado di poter “scegliere” le circostanze della vita che si trova ad affrontare, Tom ha una visione più sedentaria e tradizionalista del mondo. Medico affermato in città, Tom non capisce le esigenze di Daniel perché non si è forse mai trovato nelle sue condizioni.

La decisione di intraprendere il Cammino al posto del figlio, una volta arrivato in Francia a riconoscere la salma, è forse figlia della curiosità di un padre che non sa che quella voglia di avventura non è fine a sé stessa, ma è parte di un sentimento più ampio e che spinge costantemente Daniel alla ricerca di qualcosa. Un sentimento che costituisce la parte più autentica della mente di Daniel, quella a cui nessuno può fare a meno senza snaturare la propria persona.

Tom Avery in Cammino sui Pirenei, vicino al luogo in cui è stato ritrovato il corpo del figlio.

Camminando, Tom scoprirà un mondo che gli è sempre stato nascosto. Un mondo fatto di persone, di storie che si intrecciano, di incontri casuali più o meno piacevoli. Sarà scontroso e riservato all’inizio, fino al momento in cui non si resiste più al prossimo e ci si apre completamente al pellegrino con cui si condivide la Strada.

Dal punto di vista tecnico, non sono la persona più adatta ad esprimere un giudizio. Il film sembra fatto mediamente bene, senza errori grossolani ad una prima visione. Non so se sia una cosa voluta o meno, ma questa aurea mediocritas tecnica ti costringe ad entrare nella mente dei personaggi e a focalizzare la propria attenzione sulle storie e sulle motivazioni che spingono Tom e i suoi tre compagni di viaggio a camminare giorno dopo giorno. Non hai effetti speciali o altri fronzoli che possano distrati. Sei fregato: devi camminare anche tu con loro.

Ho visto il film la prima volta nel 2012, e l’ho rivisto dopo aver completato il Cammino. Posso dire, da pellegrino, che mi ha sinceramente emozionato perché il livello di empatia che si raggiunge con i personaggi è altissimo.

Per questo mi sento di consigliarlo, sia a chi il Cammino l’ha percorso, sia a chi lo vuole percorrere in futuro e anche a chi non ci ha mai pensato. Si sa mai che, alla fine, non possiate scoprire una magnifica esperienza in grado di cambiarvi la vita.

Come è successo a Tom Avery, seguendo le orme del figlio Daniel. Dai Pirenei all’Oceano Atlantico.