Siamo vicini ai “titoli di coda”: l’esperienza TFI (Tecnologie Fisiche Innovative) sta per giungere al termine con la conclusione dell’ultimo esame in azienda il 25 giugno. Un’esperienza che finirà non solo per me, ma per tutti. Già dal 2010, infatti, non è più possibile immatricolarsi nel Corso di Laurea in Fisica a indirizzo TFI.
Un vero peccato perché a mio avviso era tutto pensato in modo ottimale: formazione scientifica di base, con un anno e mezzo comune all’indirizzo classico in “Fisica e Astrofisica” e poi ben sei esperienze in azienda per iniziare ad entrare in un mondo del lavoro che chiede sempre giovani nati “già imparati”. Non so quanti neolaureati possano vantare sei mesi di esperienza lavorativa in grosse aziende come Marposs, IMA, GD, Bonfiglioli, Pelliconi, TMC e via dicendo: in quest’ottica TFI è di sicuro una carta vincente.
Eppure io e i miei tre valorosi colleghi saremo gli ultimi della nostra specie. Dopo di noi il nulla. La nave TFI affonderà sotto i siluri dei tagli all’Istruzione pubblica e delle scelte che l’Università di Ferrara deve attuare se vuole continuare a galleggiare finanziariamente. I primi a venir tagliati fuori sono quei corsi dove gli studenti non coprono, con le tasse, le spese che l’Università deve affrontare per garantire il mantenimento del Corso di Laurea, anche quando sono presenti delle peculiarità a livello nazionale, come appunto TFI. Continueranno a sopravvivere le Lauree-gregge, piene di studenti che foraggeranno ancora a lungo le tesoreria dell’Università. Si perderà quel valore aggiunto di prestigio e unicità che possono dare la ricerca dipartimentale e la presenza di “punte di diamante” che hanno reso l’Università di Ferrara appetibile nonostante sia stretta tra due “Mammasantissime” come Padova e Bologna.
Ma tant’è, la decisione è stata presa, per adesso a TFI sarà staccata la spina in attesa di tempi migliori. C’è da dire che comunque anche da parte delle matricole questo indirizzo è stato molto ignorato. Quando ne parli con qualcuno tutti si dimostrano interessati e apprezzano molto l’idea, ma poi nessuno si immatricola. Forse spaventa un po’ l’accostamento psicologico al CdL in Fisica, ma a mio avviso è una possibilità che va (andava?) sfruttata al massimo.
Parlando più in dettaglio della mia esperienza, posso dire di sentirmi notevolmente arricchito dopo aver passato tre mesi in Marposs, due in TMC e uno in Pelliconi. Certo, non tutti i mesi sono stati uguali, non tutti i Progetti che ci sono stati affidati sono stati ugualmente gratificanti, ma un paio di lavori ben piazzati hanno contribuito in maniera decisiva alla creazione di una mia professionalità e anche di reputazione all’interno di queste aziende. Un jolly che ovviamente spero di poter sfruttare quando, dopo la laurea, inizierò a cercare lavoro. A differenza della grande maggioranza di neolaureati, che non ha idea di come funzioni all’interno un’azienda, posso dire di avere un po’ più malizia e conoscere pregi e difetti dello “stare in ufficio”, anche se in modo più morbido rispetto all’essere un vero e proprio dipendente.
Tutto questo è stato possibile grazie al GROSSO e continuo impegno di Chiara Tonelli, che pubblicamente ringrazio, e della Fondazione Aldini Valeriani di Bologna, i quali hanno messo sempre a disposizione la loro esperienza e il loro patrimonio di buone relazioni con le aziende del bolognese e della sua “packaging valley”: una mediazione indispensabile e senza la quale è impossibile pensare al progetto TFI, anche in futuro.
Un futuro che non mi coinvolgerà direttamente, ma che spero possa far tornare in discussione l’adozione di questo indirizzo o CdL. Servono i fondi, c’è bisogno di un Governo che investa nell’istruzione e nella ricerca. Questo è il futuro. Il resto sono solo chiacchiere e vitalizi.
Chiacchiere e vitalizi.