Come era prevedibile attendersi, la comunità scientifica si è dimostrata molto “fredda” ai risultati presentati dal gruppo di scienziati che ha lavorato all’esperimento OPERA. Critiche e perplessità hanno sommerso gli autori della pubblicazione che ha presentato uno dei risultati più clamorosi degli ultimi anni. Clamoroso qualunque sia l’esito della “scoperta” negli anni a venire: potrebbe essere una rivoluzione totale oppure un abbaglio senza precedenti.
Ad esempio oggi si è tenuto presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Ferrara un seminario sull’esperimento OPERA ed i suoi risultati. L’ospite chiamato a tenere il seminario è stato A. Paoloni, del Laboratorio Nazionale di Frascati, il quale ha partecipato all’esperimento ed è uno dei firmatari della pubblicazione. Dopo aver illustrato le procedure tecniche che hanno portato alla misura e alla valutazione del suo errore ci sono state le fatidiche “domande” e lì molte delle menti più autorevoli del nostro Dipartimento hanno dato sfogo ai loro dubbi.
Ho sinceramente provato solidarietà per Paoloni, durante la sua difesa dei dati sperimentali, ma molte delle obiezioni sono certamente valide e fanno uscire un po’ con le ossa rotte il lavoro di OPERA. Un altro punto a sfavore dell’esperimento è quello di non aver rilasciato tutti i dati sulla stima dell’errore temporale della misura, per sua stessa ammissione. E’ normale dunque aspettarsi grande scetticismo e voglia di trovare il pelo nell’uovo in ogni errore considerato e ogni possibile errore non considerato. Per chi non lo sapesse, infatti, nella fisica il risultato spesso non è l’elemento principale del dibattito, ma piuttosto la valutazione dell’errore con cui la misura è stata effettuata. Intuitivo, ma non scontato.
C’è inoltre da considerare che una misura di 60.7 ± 6.9 (stat.) ± 7.4 (sis.) nanosecondi è sicuramente significativa, ma è ancora grosso il rischio che un elemento non considerato possa “allargare” la barra d’errore fino a lambire l’agognato “0” sulla differenza tra velocità di neutrini e fotoni, cosa che farebbe rientrare l’allarme superluminale.
Sicuramente nei prossimi anni si susseguiranno conferme e smentite, ma, come sempre, sarà un risultato sperimentale ampiamente condiviso dalla comunità scientifica a scrivere la parola “Fine” sulla questione. Almeno fino alla prossima scoperta.