Riflessione sulla Legge Scout

Posted by on 26 Aprile 2012

In questi giorni ho maturato una riflessione sulla Legge Scout. Dieci regole che hai promesso di seguire e che indicano qual è il comportamento migliore secondo lo Stile Scout in ogni circostanza. E’ indubbiamente un punto di riferimento importante per qualunque persona si identifichi in questo ideale di vita. Credo sia interessante far capire il valore che viene dato ad ogni parola di questa Legge anche a chi non ha mai provato lo Scoutismo. Proviamoci.

1 – Lo Scout considera suo onore il meritare fiducia

Fondamentale. Il punto cardine di tutto lo Scoutismo. Vi compaiono due parole fortissime: onore e fiducia. Riprendendo gli ideali della cavalleria medievale, l’onore è messo al centro della Legge Scout. Cos’è l’onore? Esso è una componente decisiva della personalità di un individuo. Viene inteso come qualcosa di cui si sente il bisogno morale, un fine che giustifica solo dei mezzi nobili e biasima qualunque azione ignobile. Come si acquisisce l’onore? Ricevendo fiducia. La fiducia è una continua sfida del prossimo a mantenerla e coltivarla nel tempo. Non è un privilegio, bensì è un onore e come tale va rispettato. La fiducia di una persona è sacra, inviolabile, fondamento stesso di un rapporto umano. Tradire questa fiducia concessa è quanto di più disonorabile possa accadere tra due persone. Quando ciò accade, gli effetti sono devastanti.

Per questo “onore” e “fiducia” vengono eretti a pilastri dell’intero Scoutismo e dello Stile che ogni ragazzo con un fazzolettone al collo si impegna solennemente a seguire. Senza questa premessa tutto il resto perderebbe di significato.

2 – Lo Scout è leale

Se qualcuno volesse sintetizzare al massimo la Legge Scout, e togliere alcune regole che potrebbero benissimo essere “sottintese”, la prima vittima potrebbe essere questa: “Lo Scout è leale”. E’ logico che sia così se si considera un onore il meritare fiducia. Invece è bene dirlo a chiare lettere. La lealtà è un valore che non si può negoziare e sul quale non si può discutere. Essere leali ad una persona è la dimostrazione più grande di importanza e di affinità con una persona che si possa immaginare, oltre il sacrificio della propria vita. La lealtà viene prima di tutto in un qualsiasi rapporto umano. Una fedeltà disinteressata, fraterna. Non devono esistere ipocrisie, atteggiamenti di doppio-gioco, mezze verità o azioni portate avanti alle spalle. Essere sleali nei confronti di un amico, di un partner, di un fratello è una cosa molto triste. Anche qui, ricucire un rapporto tradito, può essere quasi impossibile.

Per questo il concetto di lealtà viene insegnato già negli Esploratori. Si inizia ad essere leali nel gioco, si impara ad essere leali nella vita.

3 – Lo Scout è sempre pronto a servire il prossimo

Qui si inizia ad entrare in un discorso che mi sta molto a cuore: il Roverismo. La centralità del “Servizio” nella vita di uno scout è rimarcata da questa terza regola. Rendere Servizio è una delle poche cose che riempie l’anima e ti mette una gioia nel cuore indescrivibile. Donarsi completamente agli altri, aprirsi ad una persona sconosciuta e farla entrare nella tua vita all’inizio quasi per caso e poi per scelta consapevole. Non sto parlando di comportamenti straordinari alla “Madre Teresa” ma anche, più semplicemente, di mettere la propria esperienza al servizio degli altri. Si può servire il prossimo condividendo passioni, strada e importanti avvenimenti, belli o brutti che siano, ma affrontati insieme. Far sì che gli altri possano giovare del tuo lavoro e del tuo sudore, senza aspettarsi un “grazie” ma essendo coscienti di aver svolto il proprio dovere. Il bello è che questo dovere non lo si percepisce come imposto da un superiore, ma piuttosto come un valore intimamente condiviso e a cui si fa riferimento per il resto della propria vita. Una legge morale che ci si auto-impone, ma che non è mai una costrizione.

4 – Lo Scout è amico di tutti e fratello di ogni altro scout

Sembra roba da “figli dei fiori” ma il suo significato è più profondo. Il Servizio può essere compiuto come missione di vita solo se si riconosce nel prossimo una persona “amica” e non qualcuno che ti vuole imbrogliare, come invece siamo portati spesso a credere dal sistema in cui siamo immersi. Certamente questo non significa essere ingenui, ma ci deve sempre essere la volontà di fondo di instaurare un rapporto costruttivo e di amicizia con una persona estranea, aprendosi al prossimo e riconoscendolo come proprio fratello o sorella. A volte questo non è possibile: pazienza, ci sarà da lavorare. Gli Esploratori portano la camicia con le maniche lunghe ma rimboccate fin sopra i gomiti non a caso. Si è sempre pronti, anche ad accettare questo tipo di eventi.

Lo Scout è inoltre fratello di ogni altro scout. E’ inevitabile crearsi una seconda famiglia con persone che conosci da anni e con cui hai condiviso di tutto. Nei rapporti più belli e maturati nel tempo, si va al di là della semplice amicizia. Si diventa fratelli. E’ inevitabile e affascinante. Se di base ci sono onore, fiducia, lealtà e servizio, il resto viene da sé.

5 – Lo Scout è cortese e cavalleresco

Con questa quinta legge si inizia a configurare quello che è lo Stile Scout. Cortese e cavalleresco. L’arroganza e la prevaricazione non devono mai sfiorare il carattere di uno Scout. Si sviluppa nel tempo un’allergia ad atteggiamenti di questo tipo, che ti rendono di fatto refrattario ad ogni tipo di rapporti amichevoli con chiunque si senta il padrone del mondo o delle esistenze altrui. “Trimalchioni” o “burattinai” non sono compagni di viaggio adatti ad uno Scout.

Viene rafforzato il legame ideale con la cavalleria medievale. Anche la scelta di San Giorgio (il santo cavaliere) come Patrono degli Esploratori  lascia un messaggio preciso ed inequivocabile. Uno Scout non prescinde dal rispetto dello Stile. Indossare un’uniforme pulita ed in ordine non è un semplice esercizio di auto-esaltazione. Soltanto con il proprio esempio si guadagna il rispetto anche di chi all’inizio sorride alla vista di un ragazzo con pantaloncini di velluto e calzettoni sotto le ginocchia.

A volte bisogna mostrare serietà e coerenza: per questo esiste lo Stile.

6 – Lo Scout vede nella natura l’opera di Dio: ama le piante e gli animali

Si deve avere rispetto non solo delle altre persone, ma anche di tutto il resto della Natura che per il Cristianesimo è il “Creato”. La mia formazione extra-scoutistica mi porta ad avere una visione un po’ più “larga” e a riflettere su questa legge non in termini strettamente cristiani ma generali. Lo Scout vede nella natura l’opera di Dio. Qualcuno vede il frutto di avvenimenti scientificamente ragionevoli. Altri credono in un Dio immanente. Di fondo deve esserci però il rispetto per qualcosa che è qui non certo per merito nostro. Le piante, gli animali, la Terra tutta e l’Universo intero esisterebbero anche senza di noi. Bisogna “entrare nella natura” in punta di piedi e cercare di uscirne, una volta che si è terminato il proprio cammino vitale, nel modo più rispettoso possibile.

Mi piace molto il detto di una popolazione indiana (non so se pellerossa o più propriamente indiana): “La terra non è un’eredità ricevuta dai nostri padri, ma un prestito da restituire ai nostri figli”. Sintetizza in modo perfetto tutto quello che anche un ateo dovrebbe sentire, secondo me, nei confronti della natura.

7 – Lo Scout ubbidisce prontamente

Farà storcere il naso a qualcuno. La disciplina, tuttavia, è parte integrante della formazione Scout. Senza arrivare a derive paramilitari, lo scopo è quello di far capire ai ragazzi che l’esperienza di un capo va rispettata. Le tradizioni di un’unità vanno rispettate. Non mancano mai occasioni di confronto dialettico, ma di fondo deve esserci l’ubbidienza e la fedeltà alla persona a cui si viene affidati (mai per caso). Altrimenti tutto rischia di diventare senza una logica o un filo conduttore.

Lo scoutismo è prima di tutto un metodo educativo.

Inoltre, un piacevole effetto collaterale è quello di imparare a contestare con serietà e rispetto l’operato di qualcuno, quando non si è d’accordo. Si evitano discorsi inutili e si cerca di vincere la propria partita sul piano dialettico e del merito della questione, non delle impressioni o delle supposizioni. Un’abitudine mentale che ritornerà sempre utile, soprattutto sul posto di lavoro.

8 – Lo Scout sorride e canta anche nelle difficoltà

Che bella questa legge. Questo è l’atteggiamento che può fare dello Scout una persona vincente nella propria vita: sorride e canta anche nelle difficoltà. Si affrontano i momenti difficili con la voglia di uscirne in maniera costruttiva senza cedere a facili depressioni o eccessivi rimpianti. Non è un modo di banalizzare le avversità che inevitabilmente costellano la vita di una persona, bensì è un “modus cogitandi” che ti permette di resistere virtualmente ad ogni colpo basso che ti può arrivare, anche e soprattutto quando non te lo aspetti affatto.

La paura e la tristezza sono contagiose, si annidano in un individuo e da lì possono espandersi a macchia d’olio soprattutto durante un campo o quando si vive per giorni con poche persone e virtualmente fuori dal mondo. Il morale finisce proverbialmente sotto i tacchi: tutti a casa.

Lo Scout si oppone per principio ad una visione di questo tipo. Le difficoltà si affrontano di petto. Sallustio scriveva di Catilina che morì in battaglia con le armi in pugno e senza neanche una ferita alla schiena. Non aveva mai voltato le spalle al suo nemico. Non si era lasciato abbattere prima di aver dato tutto sé stesso.

Uno Scout può fare anche di meglio, con il sorriso (magari anche forzato, ma mai mendace) sulle labbra.

9 – Lo Scout è laborioso ed economo

Il valore del lavoro è naturalmente molto sentito anche dallo scoutismo e dal metodo educativo che questo propone. Gli esploratori si montano da soli le loro tende, si costruiscono da soli la cucina, la latrina, il lavabo e tutto ciò che serve alla vita da campo. Nodi, legature, tecniche di costruzione. L’operosità dello Scout non deve mai venire meno. La pigrizia è uno dei nemici più subdoli, clamorosamente avvantaggiato dalla vita borghese a cui siamo abituati. C’è bisogno di vita da campo, di inoltrarsi in una foresta. C’è bisogno di vita all’aperto, di contatto con la natura. C’è bisogno di strada, per ritrovare sé stessi.

La pigrizia è fatale: più si dorme e più si vuole dormire. Meno si fa e meno si vuole fare. Questi atteggiamenti sono difficili da combattere, ma l’impegno a non abbassare mai la guardia è fondamentale.

10 – Lo Scout è puro di pensieri, parole e azioni

Ahia. Nota dolente. Questa legge sembra essere umanamente impossibile da raggiungere. Il modello però è lì. L’anelito verso questa purezza deve essere una costante nella vita dello Scout. Pensieri, parole e azioni sono messe a mio avviso in ordine decrescente di “difficoltà di purezza raggiungibile”. Le azioni riusciamo a controllarle meglio delle parole, si spera. Le parole sicuramente meglio dei pensieri. I pensieri volano via in autonomia e cercare di fermarli richiederebbe un’autodisciplina fenomenale. Diciamo che almeno azioni e parole le considero due obiettivi umanamente alla portata dello Scout, con qualche “scappatella” involontaria che fa parte della nostra natura di uomini.

Essere puri, cristallini, trasparenti: questo è l’unico modo per guadagnare la fiducia del prossimo, mettersi al suo servizio, diventarne fratello e affrontare insieme tutte le avversità con animo sereno. Solo così, uno Scout può dire di aver seguito la Legge e vissuto la propria vita con onore.

Spero che abbiate trovato utile questa mia riflessione, vi invito ovviamente a condividere i vostri pensieri utilizzando i commenti a questo articolo.

Buona Strada.

Piaciuto questo articolo? Leggi anche il racconto della mia avventura sul Cammino di Santiago, eseguito in uniforme scout!