Ieri sera, nello stesso giorno del lancio ufficiale, ho installato la nuova versione di Ubuntu, dal nome in codice “Natty Narwhal”, ovvero “Narvalo elegante”. Il narvalo è un cetaceo che vive nelle zone artiche, ed è stato classificato come prossimo ad essere a rischio di estinzione.
La sua sopravvivenza dovrebbe essere quindi garantita dalla comunità e dalla sua responsabilità collettiva, così come accade per Ubuntu e, allargando il discorso, per Linux in genere.
Passando alle impressioni vere e proprie, sono ritornato alla versione a 64bit pur essendo conscio che questo provocherà qualche grana in più, ma sono comunque fiducioso. L’installazione è stata molto semplificata e velocizzata. In pochi minuti avevo già il mio desktop pronto, anche se per vedere la nuova interfaccia Unity ho dovuto installare prima i nuovi driver della mia scheda grafica NVIDIA.
Ed è proprio Unity la novità “di punta” di Natty Narwhal. Criticata da molti, sostenuta a più non posso dalla società che sviluppa Ubuntu, la Canonical, e dal suo fondatore, Mark Shuttelworth. Sinceramente la trovo una cosa molto interessante, anche se minacciata dal recente arrivo di Gnome 3, che, a detta degli esperti, avrebbe dovuto essere implementato anche se in tempi strettissimi.
Ad ogni modo, Unity è interessante soprattutto se si hanno degli schermi “widescreen”, visto che la nuova barra “launcher” ha una collocazione laterale. E qui sorge un problema, almeno per quanto mi riguarda. Sarebbe comodo, infatti, poter spostare il launcher quantomeno a destra, perché mi impedisce di usare un comodissimo (crea dipendenza) plugin di Firefox chiamato “MileWideBack”. Uso così tanto internet che spostare questa barra è per me una vera e propria priorità, ma a molti sicuramente non cambia nulla.
Come tutte le novità, hanno bisogno di tempo per essere capite ed assimilate, ed è quello che cercherò di fare nei prossimi giorni, magari cercando anche di installare Gnome 3 per poter fare un vero confronto.
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