Tra S. Giacomo e Bolzano

L'hotel, tra S. Giacomo e Bolzano.

L’hotel, tra S. Giacomo (Sud) e Bolzano (Nord).

Mi trovo in Alto Adige per la mia prima business trip. Bolzano è una città molto bella, e credo sia la prima volta che passo una notte in un albergo a quattro stelle. Tanto paga l’azienda.

In questi giorni sulle sponde dell’Adige, ci sono state due parti di me che ormai si trovano spesso in conflitto: l’anima pellegrina, quella di Santiago, sparagnina e votata alla ricerca dell’essenziale, che mi ha fatto pranzare con un morso ad un panino e uno ad un paio di Kaminwurzen; e l’anima borghese, quella del “tanto paga l’azienda”, che vuole chiamare un taxi, quella che quasi quasi il pranzo me lo faccio portare in camera. Credo sia abbastanza simbolico e curioso che ciò avvenga mentre sono nei pressi della frazione “San Giacomo” di Bolzano. Sembra quasi che il Cammino sia rimasto lì a guardare e criticare la direzione dei miei passi, come un vecchietto di paese vicino al suo cantiere preferito.

La piccola passeggiata che mi sono goduto stamattina, per trasferirmi da un albergo all’altro (due notti erano a mie spese e ho prenotato l’albergo più economico che ho trovato!), mi ha fatto pensare. Ci è voluta solo una mezzoretta, poco meno di 3 Km, ma il fatto di avere uno zaino sulle spalle mi ha riportato lì dove vorrei essere, in Cammino. Più o meno a metà strada è arrivato un temporale di montagna che mi ha accompagnato fino alla reception. Inutile sottolineare il fatto che il cielo si sia aperto subito dopo il mio check-in. Ma la cosa più importante e fastidiosa non è stata la forte e repentina pioggia che mi ha inzuppato. Al contrario, è stato un pensiero della mia maledetta “anima borghese”: avrei potuto prendere un taxi e farmelo spesare al mio ritorno. Al che mi sono detto: No! Col cazzo! Cammina sotto la pioggia, cretino!

La subdola sensazione di potenza che scaturisce dall’essere servito stride rumorosamente contro il piacere di Servire, ma riesce allo stesso tempo ad essere molto, troppo, seducente. Questo viaggio di lavoro segna un po’ uno spartiacque, con l’anima pellegrina che ormai sa di dover fare i conti con la comodità e l’umile “lusso” proposto dall’anima borghese. Taxi, servizio in camera, asciugamani pulite e quant’altro. Tutto molto bello, ma per adesso preferirei ancora essere in un albergue sgangherato di Larrasoaña o Redecilla del Camino, senza acqua calda e con tre mutande nello zaino. Il peregrino resiste, ma ha bisogno di carburante. Ha bisogno di qualcosa di diverso dallo stare in città ma che allo stesso modo non sia fine a sé stesso. Ha bisogno di una missione, non di un lavoro.

Nel frattempo, sparatemi a vista nel caso in cui l’anima borghese dovesse prendere il sopravvento.
Save the pilgrim.

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Not so soft skills

L’abilità di “farsi i cazzi propri” andrebbe annoverata tra le soft skills in un curriculum vitae.

Ne sono convinto.

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La giustizia sociale non può andare distrutta dalla libertà


Buon 25 Aprile a tutti gli italiani.

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Semplice riflessione

Spesso penso alla mia esperienza negli scout e a come mi ha insegnato alcune, semplici cose. Così semplici che a volte mi chiedo come faccia la gente a non capire. Ad esempio, con i miei fratelli Rover, ho imparato che il rapporto con un altra persona si basa su tre semplici valori.

Fiducia: sei pronto a chiudere i tuoi occhi ed affidare a questa perona qualcosa di “tuo”, completamente “tuo”?
Rispetto: credi che questa persona meriti il tuo tempo? Puoi imparare qualcosa di utile da lui/lei?
Lealtà: sei pronto ad essere sincero e, quando le cose si mettono male, a difendere lealmente questa persona? Vale lo stesso per lui/lei?

Ho incontrato gente che non è d’accordo con me. Non ci trovo niente di male ma, d’altro canto, sono ragionevolmente certo che non hanno mai avuto fiducia in nessuno, non hanno mai avuto rispetto per nessuno, non sono mai stati leali ad altri che a sé stessi.

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Il Sebastiano, la Rossa e il Valentino

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Quasi tre anni fa pubblicai un mio articolo intitolato “La domenica (sportiva) perfetta”. Alonso vinse a Valencia un GP con una manovra monstre su Grosjean e una rimonta furiosa. Pirlo umiliò l’Inghilterra con un cucchiaio, preparando il terreno a Mario Balotelli per la semifinale Italia-Germania. Beh, da quel 25 giugno 2012 ne è passata di acqua sotto i ponti. Un’eternità, sportivamente parlando. Alonso è in McLaren, Prandelli mangia kebab e io mi sono trasferito in terra teutonica.

Oggi, tuttavia, è l’Italia a fare notizia. Non per uno scandalo, un tweet di Renzi o una puttanata di Salveenee, bensì per una Ferrari che si impone in pista su entrambe le Mercedes e un eterno Valentino Rossi che domina in Qatar insieme a Dovizioso e al foggiano (Vieste) Andrea Iannone. Nelle due massime categorie del motorsport, torna a suonare l’inno di Mameli.

Vettel che urla e piange come un bambino alla prima vittoria in Ferrari, la quarantesima in carriera, è un’immagine che parla da sola, nel segno di Michael. Piedi a terra e lavorare, i crucchi sono ancora più veloci, ma la tanto agognata “artigliata” al posteriore Mercedes è finalmente arrivata(bene).

Caro Lewis, caro Nico, aggiustate gli specchietti. Ci sarà del rosso in agguato.

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